Settimo e ultimo appuntamento di Le Vie dei Canti 2019 “Genova canta il tuo canto” – Domenica 1 Dicembre 2019, presso il Circolo Autorità Portuale di Genova alle ore 16:00.
La chiusura del Festival è l’appuntamento fisso che il Festival le Vie dei Canti dedica alla esibizione di tutte le Squadre di Trallalero.
La prima domenica di dicembre le Squadre di Bel Canto Popolare : A Lanterna, I Giovani Canterini di Sant’Olcese e il Gruppo Spontaneo Trallalero si esibiranno nella Sala Montelucco del CAP&S.
Un’occasione per ascoltare la straordinaria politonalità genovese, provare l’emozione di stare nel cerchio del canto, incontrare e conoscere da vicino i canterini di trallalero!
Una chiaccherata con Giuseppe Avanzino, fondatore e cantante del gruppo Mandillä di Moneglia.
Giuseppe, il vostro gruppo è ormai attivo da alcuni anni, quando nasce esattamente e perché? Qual era l’idea che avevi in mente quando l’hai avviato?
Quando iniziammo a vederci dando vita al primo nucleo dei Mandillä, con Corrado Barchi cui si aggiunse subito Marco Raso, volevamo individuare un repertorio in lingua genovese che si distinguesse però da altre esperienze già portate avanti da altri. È per questo che escludemmo a priori la musica tradizionale e i classici dialettali, e provammo a confrontarci con le canzoni in genovese di Fabrizio De André. Era però il momento in cui iniziava a proliferare la moltitudine di cover band di Faber, anche se quasi nessuno all’epoca si cimentava con le sue canzoni in dialetto. Mi venne allora l’idea di tradurre in genovese quella parte del suo repertorio che in genovese non era. Mi ero già cimentato in passato con la traduzione di canzoni, portando in italiano alcuni pezzi di Brassens e in genovese Il Gorilla e Delitto di paese (già tradotte dal francese all’italiano dallo stesso De André) e decidemmo di proseguire su quella strada fino ad avere un primo corpus del repertorio con una selezione di una ventina di canzoni, affiancandone alcune più note ad altre meno conosciute. Era il dicembre del 2008 e il 25 Aprile 2009 facemmo il nostro primo concerto con l’aggiunta di Marco Vaccarezza alle percussioni e Massimiliano Mortola al basso elettrico.
Dopo i primi anni di cover e traduzioni, nel 2018 l’uscita dell’ultimo album ha sancito un cambio di rotta del vostro percorso, ce ne vuoi parlare?
Il lavoro su De André è stato per noi importante e fonte di varie soddisfazioni, incontrando parecchi apprezzamenti da pubblico e addetti ai lavori. Il culmine di questo percorso fu l’uscita del nostro primo disco ufficiale, dal vivo, con cui partecipammo alle selezioni del Premio Tenco nel 2013 ottenendo una segnalazione come uno dei 10 migliori dischi dilettali dell’anno e parecchi recensioni su riviste specializzate.
C’era però il desiderio di provare a cimentarsi su canzoni originali. L’occasione arrivò nel 2015, quando ricevemmo l’invito a partecipare al Festival della canzone dialettale ligure di Albenga.
Dovendo portare in concorso un pezzo originale lavorammo su un testo che attendeva nel cassetto, esordendo con la nostra prima canzone ufficiale: “Grigue”
A quel punto cominciammo a dedicarci ad altre idee per proporre nostri inediti e non ci siamo più fermati.
Ma chi sono precisamente i Mandillä? Chi sono i tuoi compagni di viaggio?
Del nucleo iniziale sono rimasti Marco Raso (fisarmonica, pianoforte e voce) e Marco Vaccarezza (percussioni), a cui nel tempo si sono aggiunti Michele Marino (basso elettrico e acustico e contrabbasso), Pierpaolo Ghirelli (chitarre) e, con noi da poco più di due anni, Laura Merione al violino. Da menzionare la cantautrice Claudia Pisani che ha collaborato con noi per due stagioni con voce, ukulele e percussioni.
La formazione attuale è comunque quella che ha dato vita al nuovo progetto di canzoni originali sfociate nell’uscita nel 2018 del CD “Ciassa Marengo 26” dove ognuno di noi, con la collaborazione esterna del batterista Lorenzo Cappello, ha portato il proprio patrimonio musicale. In effetti proveniamo tutti da percorsi differenti e poliedrici, per cui possiamo attingere a esperienze variegate, che spaziano dalla musica classica a quella tradizionale, dal jazz al pop, passando per il rock, la canzone d’autore e il cabaret….
E adesso…cosa bolle in pentola? Quali sono i vostri progetti per il futuro?
Ad oggi si sta lavorando a nuove canzoni, alcune delle quali già presentate dal vivo durante la scorsa estate, nella speranza entro il 2021 di riuscire a portare a compimento un nuovo album.
Anche in questo caso, come nel precedente, le canzoni saranno incentrate sul racconto di leggende, storie antiche, tradizioni, fatti di cronaca, tutte tematiche comunque legate al nostro territorio.
Dal punto di vista musicale invece si sta cercando di valorizzare ancora di più le varie anime dei Mandillä cercando di rendere sempre più originali gli arrangiamenti, con una serie di idee e sorprese che al momento ancora non riveliamo per cabala, ma che speriamo ci possano dare nuovamente parecchie soddisfazioni.
Discografia
Ciassa Marengo 26
Mandillä da o vivo
I primi demo: Mandillä – Omaggio a Fabrizio De André in dialetto genovese e Mandillä vol.2
Sabato 9 novembre, ore 17, Sala dei Concerti del Conservatorio Paganini
Programma
Riccardo Dapelo (1962) – Ragtime
Guan Ming (1989) – Canzone del vino
Francesco Tagliaferri (1990) – En tierra alguna (Dieguito, Mestizia, Cha – Chan – Chan)
Henry Purcell (1639 – 1695), Raffaele Cecconi (1947) – Dido’s Lament Raffaele Cecconi (1947) – Suite inglese
Il progetto esplora il concetto di incontro in diverse declinazioni: dall’evidenza dell’incontro e collaborazione tra Istituzioni, all’incontro tra studenti di composizione e studenti di strumento (viola in questo caso) volto alla acquisizione di competenze tecniche nella scrittura, nell’approfondimento strumentale e nella prassi esecutiva. Altro aspetto fondamentale è (particolarmente per gli studenti di Conservatorio) l’incontro con musiche “altre”, di altri generi, di altre culture, di altre provenienze. Sono infatti un canto tradizionale mongolo e alcune danze sudamericane i materiali su cui hanno lavorato gli studenti di Composizione del Conservatorio di Piacenza Guan Ming e Francesco Tagliaferri. Nel mio caso il lavoro ha ricercato un innesto tra una song dei Beatles ed un classico del ragtime, modulandone la riconoscibilità all’interno di un tessuto “altro”. Si potrebbe dire che la disponibilità all’accoglienza (in questo caso di diversi generi e materiali musicali) unita ad una capacità artigianale di manipolazione e trasformazione sia un importante presupposto del fare musicale, come ci testimonia la prassi barocca (ben radicata anche in epoche precedenti) ricca di danze esotiche, turcherie, irruzioni del fantastico e via dicendo, con cui si confronta Raffaele Cecconi, inserendosi nel solco di questa dinamica della trasformazione, ma facendo talora affiorare echi di musiche “altre”, di altri luoghi e altri tempi.