Un webinar sul trallalero genovese

“Il lockdown non ci aiuta…” sembra essere il leitmotiv che ci accompagna ormai da un po’ di tempo. Anche tra gli artisti che calcano la scena della musica popolare, si percepisce questo disagio: la musica e il canto popolare fondano le loro radici in quella che è la convivialità e il contatto diretto con la gente. Tra gli artisti ben conosciuti dal pubblico affezionato al canto popolare, ci sono i Giovani Canterini di Sant’Olcese, formazione storica di trallalero genovese.

Anche la squadra di Sant’Olcese si affiderà alla tecnologia, pur di continuare a tenere viva la tradizione di questa straordinaria arte polivocale tipicamente ligure.

TrallalerOnline oggi intervista Simone Anelli, giovane presidente dell’associazione.

La cultura, l’arte, stanno vivendo un periodo davvero difficile. Avete qualche progetto in tempo di Covid?

Certo, è davvero difficile proseguire nella propria attività; penso agli artisti la cui fonte principale di sostentamento è rappresentata dalle performance dal vivo.

Nel nostro piccolo, visto che non ci è possibile vederci di persona – cantare il trallalero mantenendo il distanziamento sociale è praticamente impossibile – abbiamo pensato di portare avanti un progetto online.

Si tratta di un webinar, un seminario sul web, articolato in tre serate, 15, 22 e 29 Gennaio 2021 alle ore 21.00, che si svolgerà su piattaforma Zoom in cui si parlerà, in maniera del tutto divulgativa, di trallalero genovese.

Quali sono gli argomenti?

Un po’ di storia del trallalero, per quanto sia possibile parlarne, come funziona una squadra di canto, il ruolo delle singole voci, ascolto di esempi dalla viva voce dei canterini, il repertorio e tante altre curiosità.

Fondamentale è la partecipazione del pubblico per il quale sono previsti spazi, durante o al termine dei singoli incontri, per porre domande, esprimere pareri e, perchè no, gettare le basi per una partecipazione fattiva alla vita della squadra.

Un webinar per tutti, quindi. I costi di partecipazione?

Non ci sono costi di partecipazione. Per iscriversi è sufficiente mandare una email all’indirizzo gcsolcese@gmail.com, indicando nome e cognome e chiedendo di essere iscritti. Ci si può iscrivere anche a webinar iniziato.

Chi saranno i relatori?

Gli incontri sono organizzati e gestiti dai Giovani Canterini di Sant’Olcese. Vi saranno diversi canterini, più e meno giovani, che porteranno la loro esperienza. Molti di noi vantano decenni di presenza nel cerchio del canto.

Bene, Simone. Grazie per essere stato con noi. A presto sul web, dunque!

Grazie a voi tutti di TrallalerOnline per averci concesso questo spazio. Speriamo che molti abbiano piacere di aderire al nostro webinar. 

Vi aspettiamo numerosi come sempre! Un caro saluto a tutti ma soprattutto… non appena sarà possibile, vi aspettiamo alle prove, ai concerti o ovunque ci sia la possibilità di vivere un’esperienza di canto con noi!

A presto

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Intervista con Fabio Giancarlo Mori

Fabio Giancarlo Mori: se andiamo a vedere le carte, sembrerebbe essere un discreto elettricista, con un lungo passato da imprenditore del settore, condannato da un’onestà fuori luogo alla sistematica distruzione di quasi tutto ciò che aveva costruito in trent’anni, dalla molto più normale e consueta scarsa rettitudine morale di alcuni bancarottieri di professione.

Se invece esaminiamo tutto ciò che fa parte della sua immagine creativa e artistica, le cose si complicano e occorre farsi spiegare dal diretto interessato in quali gineprai abbia scelto di infilarsi negli ultimi cinque anni.

Allora: non è semplice districarsi tra la moltitudine di attività che hai intrapreso negli ultimi anni e che sembrano aver poco a che fare con la tua “vita precedente”.

Sicuramente, chi mi avesse conosciuto qualche anno fa e non avesse seguito gli sviluppi della mia vita, avrebbe qualche difficoltà a capirci qualcosa, e soprattutto, a riconoscermi, compreso un cambiamento radicale nel look, che mi ha riportato, diciamo, a un’immagine che corrisponde maggiormente alla persona che sono sempre stata, ma che avevo difficoltà a lasciar esprimere nella maniera giusta.

Sono una persona più che normale, con moltissimi difetti, molti pregiudizi basati sui miei ideali di vita, politici e culturali, che a volte fatico a contenere, ma che mi sto “addestrando” a controllare, e anzi, a sfruttarne le negatività per riportarmi nei giusti binari, cercando di divenire, col tempo, una persona forse migliore.

Ciò che ha contribuito maggiormente a liberare quell’anima nascosta, è stato certamente, l’incontro con la mia compagna attuale, Simonetta, che, conosciuta un anno dopo la separazione dalla donna con cui ho condiviso trentacinque anni di vita e due figli, ha compreso che l’inquietudine che mi divorava, e che trovava forma di un continuo scrivere, di un bisogno estremo di imparare e di mettermi in gioco, aveva bisogno di essere incanalata nelle forme artistiche che più mi erano vicine: la scrittura, appunto, e la musica, che ne è diretta conseguenza, e perché no, il teatro, e tutta l’attività che parte dalla gestione creativa a quella tecnica, di ogni forma artistica che porti su un palcoscenico, o nelle sue immediate adiacenze.

Quindi, ciò che stai facendo in questi anni è frutto di una vena artistica inespressa precedentemente? 

In qualche modo, credo di essere stato sempre a un passo dal togliere di tasca i miei sogni: da bambino amavo la musica, ma il fatto di non averne una tradizione familiare, mi ha probabilmente frenato in un’epoca e in un ambiente nel quale ricordo, ad esempio, che quando un amico, compagno di scuola, raccontò che avrebbe iniziato a prendere lezioni di canto e di danza, lo guardammo come un marziano, e le prese per i fondelli a suo carico furono micidiali: non c’era altra idea, nel quartiere operaio in cui sono nato, che chi arrivava, appunto, da famiglia operaia dovesse fare l’operaio, di quelli possibilmente a “posto fisso”.


Da adolescente, sono entrato nel mondo delle radio libere. Erano gli anni in cui queste furoreggiavano e la passione musicale si è indirizzata in quel senso: ho prestato voce e passione per diversi anni in diverse emittenti, fino quasi al crepuscolo del concetto di “radio libera ma libera veramente”, per dirla con Eugenio Finardi, quando, pur continuando ad ascoltare ore e ore di quella che era la mia musica del cuore, il Prog anglosassone, ho abbandonato le mie velleità artistiche per dedicarmi a quello che sarebbe diventato il mio mestiere (e la mia famiglia).

Quando le circostanze della vita mi hanno portato a cambiamenti radicali, il periodo, seppure relativamente breve di ”solitudine” affettiva, mi ha riavvicinato alla scrittura di testi, al teatro e alla musica vista dalla parte di un microfono, iniziando a fare esperienza come cantante dei miei testi e non solo.

L’incontro con Simonetta, mi ha portato a tradurre in un libro i miei testi, un libro, edito alla fine del 2016, che conteneva centodieci delle mie “opere”, raccolte senza un ordine cronologico preciso, ma secondo un filo logico personale: un racconto della mia vita, in qualche modo, ma anche di ciò che vedevo intorno a me.
Nel frattempo, ho iniziato a collaborare con Aldo De Scalzi e con tanti nuovi amici, nella produzione di opere musicali quali la revisione del Jesus Christ Superstar e del Tommy degli Who, oltre a contributi “tecnici” in altri spettacoli e con altri artisti.
Nel frattempo, cresceva la mia voglia di far divenire realtà il mio vecchio sogno di metter su una band che fosse mia e che riuscisse a portare veramente in musica le mie “Parole senza musica”, che era poi il titolo del mio libro.

Quindi, improvvisamente, nasce un nuovo “Fabio Giancarlo Mori”?

No: quello era sempre esistito probabilmente, ma era rimasto un po’ nascosto, un pochino in disparte, per dar modo ad altre priorità e altre esperienze di formarsi.
Probabilmente, non esisterebbe ciò che io sono oggi, se non ci fosse stato il percorso di vita che mi ha forgiato in tal senso, con tutte le mie lacune e i miei difetti, ma anche con una grande consapevolezza dei miei limiti e una altrettanto forte voglia di superarli continuamente.

Quando e come nasce il progetto musicale che stai sviluppando?

Nel 2018, con Renzo Bonissone, che già mi aveva seguito in diverse occasioni, ho formato The Mysterious Project Band, un gruppo definito per creare musica propria, partendo dai miei testi.

Una band che oggi, a tre anni dalla sua formazione, ha trovato una forma molto più stabile, con Paolo Gaggero alla batteria e percussioni e Stefano Campagna al basso, che fanno parte della formazione originale, quindi, Franchino Riccobono e Corradino Riccobaldi alle chitarre acustiche ed elettriche, Sergio Morselli, uomo d’immensa esperienza musicale, alle percussioni e batteria a sua volta, e poi, il nuovo ingresso di Aldo Biagini con la chitarra classica: un acquisto importantissimo anche dal punto di vista della composizione musicale e splendido amico, come tutti, del resto.

Quali sono i vostri lavori recenti e quali esperienze live avete maturato?

Devo dire che i due cambi di formazione che abbiamo passato ci hanno tolto qualcosa dal punto di vista del lavoro fatto, perché produrre musica inedita è discorso molto più lungo e complesso rispetto a lavorare su cover, o comunque su produzioni di altri, dove magari esistono già partiture, o comunque arrangiamenti da seguire per realizzare il proprio prodotto.

Abbiamo dovuto rinunciare a numerosi brani che avevamo composto, sia con Renzo Bonissone che con Ilaria Di Fraia, e che hanno portato con loro al momento del loro allontanamento dalla band.

E’ dato di fatto, però, che ciò ha coinciso con una maggiore snellezza nel realizzare le nuove canzoni, grazie anche ai musicisti che sono subentrati e che hanno dimostrato una grandissima duttilità nel comprendere che ciò che volevo non era un prodotto inquadrabile in uno specifico genere musicale ma, partendo appunto dai miei testi, dei quali sono fin troppo prolifico generatore, desideravo vedere che ogni brano vivesse di vita propria, con una propria identità, e con un suo stile, non sempre analogo o somigliante al resto della produzione: realizzavo così la mia vecchia idea sull’impossibilità di far indossare una “divisa” alla creatività.

Ogni componente della band ripone la propria esperienza e le proprie idee nella realizzazione di una canzone e il livello sia tecnico sia artistico è certamente cresciuto.

Dal punto di vista live, analogo discorso: i cambi ci hanno penalizzato nel formare un repertorio abbastanza vasto da poter essere presentato a un pubblico in un intero concerto, ma alcune esibizioni brevi, dove abbiamo presentato quattro o cinque pezzi, sono state certamente apprezzate dagli spettatori, che ci hanno comunicato vigorosamente il loro gradimento.

Credo che abbiamo trasmesso alcune emozioni importanti e questa è una grandissima soddisfazione, ma rappresenta anche un obbligo verso il pubblico per fare sempre meglio.

In questa direzione abbiamo svoltato proprio durante l’ultimo anno, e proprio “grazie” al lockdown di marzo e aprile scorsi.

Questo significa che dobbiamo attenderci qualche importante novità?

Verso la fine di marzo del 2020, in pieno lockdown, e mentre ero come tanti, chiuso in casa, tra verniciatura di balconi, panificazioni improvvisate e noia, per un caso fortuito, mi sono ritrovato a scrivere qualcosa che, nel giro di pochi giorni, è diventato imponente: dopo aver scoperto casualmente che Kit Carson, che tutti abbiamo conosciuto come personaggio del fumetto Tex Willer di Bonelli, era esistito veramente e aveva avuto una vita sicuramente particolare e avventurosa, ho iniziato a buttar giù testi per canzoni che volevo destinare alla realizzazione di un “concept album”, come usava negli anni ’70, basato in qualche modo sulla storia di Carson.
In una dozzina di giorni, ho scritto dieci testi, dieci canzoni, ognuna corredata da una narrazione, che più che altro era destinata agli altri componenti della band, per far capire loro il senso e la storia su cui basarsi per la composizione musicale.

Ho completato un fascicolo di una trentina di pagine, e l’ho fatto leggere a un caro amico, Marco Piras, attore e regista teatrale e lui, entusiasta, mi ha convinto che quei testi, quell’opera, potevano essere l’idea per la realizzazione di un grande spettacolo: uno show che comprendesse musica, teatro, cinema, danza e arti grafiche al suo interno.

Uno spettacolo da portare nei teatri per raccontare una storia, che non era davvero quella di Carson ma, attraverso i suoi occhi, quella delle sofferenze dei nativi americani e, per trasposizione moderna, quella del dramma e della sofferenza dei popoli, di tutti i popoli, che oggi affrontano l’abbandono delle loro terre e la morte, alla ricerca di un improbabile migliore futuro.

Un progetto ambizioso: proprio in un momento di grande difficoltà del settore spettacoli, e in particolare dei teatri.

Sì, è un progetto molto ambizioso, complicato e, come ho detto, imponente; a oggi ho coinvolto già una ventina di artisti nella realizzazione di “Con gli occhi di Kit Carson”: oltre alla Mysterious Project Band, ho chiamato altri musicisti, grandissimi musicisti ad aiutarmi.

Ci sarà Guido Licastro che si occupa delle tastiere e della composizione dei brani insieme con Aldo Biagini che, come ho detto prima, fa ormai parte della band.

Poi avremo Filippo Pasini al Banjio, mandolino e strumenti strani vari, e ancora Attilio Zinnari con la sua armonica blues, e Angela Zapolla al violino, ultimo arrivo, ma già fondamentale sugli arrangiamenti e sulla composizione; mi aiuterà nell’interpretazione vocale di alcuni brani la mia amica Loredana Cagnes, ottima cantante e grande professionista.

Per la parte teatrale, che sarà gestita in toto da Marco Piras, avremo Antonella Oggiano, Noemi Baldini, Marco Coussa Negro e Gino Versetti e infine, per la grafica, un grandissimo pittore: Marco Alloisio Monte.

Le scenografie saranno curate da Maria Rossetti, mentre il Project Manager non poteva che essere la mia Simonetta Fiandaca.

Mancano inoltre ancora alcuni elementi, per i quali stiamo studiando compiti e parti.

Comunque, un progetto che va oltre lo standard del semplice show musicale, anche perché i nomi in gioco sono inconsueti al solito panorama “genovese”, ma questo non mi spaventa e non ci deve spaventare: abbiamo intenzione di portare lo show in molti teatri italiani, non solo del nostro territorio.

I tempi di realizzazione si sono allungati un poco, a seguito delle restrizioni per il Covid, ma non abbiamo fretta: sappiamo di aver davanti un obiettivo importante da portare a compimento e prevediamo non meno di un anno e mezzo per essere pronti.
E quando saremo pronti, lo sapranno tutti.

Credo sarà un momento molto importante per me e per tutti noi salire sul palco con questo spettacolo, davanti a un pubblico che, credo, saremo capaci di emozionare ancora una volta e che già sta seguendo gli sviluppi del progetto attraverso la pagina Facebook dedicata “Con gli occhi di Kit Carson” e attraverso la pagina ufficiale della band.

In fondo, credo di aver dimostrato a me stesso che anche un buon elettricista può creare emozione, pur non dimenticando mai che la mattina dopo un bel successo artistico ti alzi e resti comunque un buon elettricista, con la passione per la musica.

Recentemente, sei tornato anche alla radio, con la produzione di un nuovo programma…

Sì, era un mio vecchio pallino, lasciato a dormire per trentacinque anni nel solito cassetto dei desideri, che di solito sta accanto a quello dei ricordi: a novembre, ho ripreso a fare radio attivamente, grazie ad un’emittente storica che si chiama Radio Alpha Genova, attiva fino agli anni ’80 sulla modulazione di frequenza, ed ora divenuta web radio grazie all’impegno di poche persone con il chiodo fisso della vera”radio libera”.

In primis, devo ringraziare il direttore artistico Gianni Mandruzzato, che mi ha dato la possibilità di proporre un nuovo formato che non è solo un contenitore musicale, ma cerca di portare anche qualche briciola di cultura e qualche sorriso in più nella fascia oraria mattutina dei nostri ascoltatori.

E’ merito del giornalista Franco Ricciardi, che mi ha messo in contatto con Radio Alpha Genova, dove lui già conduceva un gran bel programma.

Nel mio Coffee Shock, così si chiama il format, collaboro però con diversi amici: Cristina Bonzagni, corrispondente da Riace e dal mondo, Elisa Garfagna, che regala la sua splendida voce alla presentazione di molti brani musicali, Rocco Simeone, con un improbabile “telegiornale”, e il solito amico Marco Piras, che ormai mi accompagna in quasi ogni follia.

E’ anche grazie a loro che, dall’inizio del 2021, abbiamo incrementato il numero di appuntamenti settimanali, portandoli a tre, con il martedì, mercoledì e giovedì, dalle dieci alle undici, oltre a due repliche notturne sempre il martedì ed il giovedì alle due, e poi ancora in replica il sabato alle dieci e la domenica alle otto.

All’interno del programma, amo molto proporre la musica dei miei amici artisti, e il programma sta diventando un buon veicolo di promozione ma, soprattutto, uno spazio dove è possibile ascoltare qualcosa che non sia il solito prodotto preconfezionato che, purtroppo, spesso siamo abituati di ascoltare dalle emittenti commerciali che, comunque, si chiamano appunto commerciali, e fanno il loro mestiere.

Un bell’impegno, ma soprattutto una grandissima soddisfazione, perché questa radio è quanto di più vicina a somigliare ad una delle antiche, vere, emittenti libere, quello che piace a me insomma…

Voglio concludere, salutando tutti gli amici di Trallaleronline, un pubblico nuovo e particolare per quanto mi riguarda, che devo però ringraziare di cuore per avermi permesso di essere logorroico anche qui.

Un abbraccio, un sorriso a tutti e buona musica!

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