In questo numero incontriamo il pittore genovese Danilo Lanini.
Danilo, è un piacere ospitarti sulle pagine di TrallalerOnline. Cominciamo con qualche considerazione sulla tua attività pittorica
Fin da piccolo ero attratto dai colori e dalla natura. Ero al settimo cielo quando mia nonna Rina o mia madre mi compravano matite colorate, pastelli e i primi colori ad olio…mi piaceva anche l’odore…annusarli. I miei soggetti da bambino erano inequivocabilmente quelli della Disney… Topolino, Paperino ma anche quelli dei film come Bambi, Cenerentola o Biancaneve che ho ancora, perché conservati da mia nonna come fossero reliquie; in effetti mia nonna era a dir poco orgogliosa del mio talento esordito così precocemente.
In età adolescenziale, parallelamente agli studi di Geometra, mi avvicinai molto al mondo della grafica e in particolare del fumetto partecipando a varie rassegne e vincendo alcuni premi. E’ proprio a seguito di queste esperienze che fui messo in contatto con il grande fumettista della Bonelli, Renzo Calegari che viveva a Bolzaneto. Da lì nacque un sodalizio con questo grande artista (scomparso da pochi anni), che si protrasse anche quando lo stesso si trasferì a Chiavari, in piazza Roma. Ho dei ricordi bellissimi di quel periodo; accompagnato da mio cugino Fausto andavo a far vedere le mie tavole a Renzo e conservo nel cuore la sua estrema disponibilità nell’aiutarmi e la grande gentilezza di sua moglie. Loro ci chiamavano “i figgieu de Teggia”. (i ragazzi di Teglia, quartiere di Genova)
Ma le incombenze della vita, come il militare prima e la necessità di trovare un impiego sicuro dopo, mi allontanarono dall’attività artistica. Ma quello che avevo dentro non si poteva soffocare.
Parlaci del tuo percorso artistico, di come hai iniziato la tua avventura nel mondo della pittura
Dopo il Diploma, fu infatti durante il praticantato per la libera professione di geometra che, mentre con un collega transitavamo in via Galata a Genova Brignole, per andare a misurare un appartamento, mi imbattei nei dipinti di Francesco De Panis, esposti alla Galleria L’Artistica.
Rimasi folgorato… erano paesaggi che sembravano fotografie ma mantenevano l’eleganza compositiva e cromatica della nostra migliore tradizione paesaggistica italiana, del ‘900 in particolare. Io, che adoravo i nostri macchiaioli (Fattori, Silvestro Lega, Odoardo Borrani, Segantini, Pelizza da Volpedo e altri) mi rendevo conto che quell’artista geniale (De Panis) aveva assorbito quella tradizione pittorica elevandola all’infinitesima finezza e quindi rendendola moderna, in un riuscitissimo connubio con l’iperrealismo di stampo americano di inizio Novecento. Incredibilmente dentro di me lanciai la sfida a me stesso: avrei tentato di eseguire quella pittura da autodidatta, senza Liceo Artistico né tantomeno Accademia di Belle Arti e in più conscio di non avere le qualità pittoriche di quel genio di De Panis. Lo dissi al mio collega che logicamente ne rise, canzonandomi simpaticamente. In effetti l’impresa appariva impossibile. Ma io non demorsi e con grande entusiasmo e follia incominciai a provare a dipingere quadri di quel tipo anche perché (lo capii in seguito) soddisfacevano la mia passione primordiale di quando ero bambino: il colore e la natura ma anche il riferimento alla grafica. C’era tutto. I primi anni furono difficili. Venendo dalla grafica e dal fumetto tendevo a fare scuri fumettistici prossimi ad un nero irreale ma la mano c’era. Con il mio amico pittore David Lunadei ho fatto la gavetta con i cosiddetti “pittori in piazza” con cavalletti e quadri in mostre collettive nel centro di Genova, a Nervi e in altri luoghi. Mi accorsi che i miei quadri, seppur pieni di difetti, piacevano e si vendevano …erano gli anni ’90 …ma non mi sentivo all’altezza di accedere alle Gallerie e poi avevo bisogno di un lavoro stabile.
Era il 1999 e il fratello della mia compagna Nadia, Nevio (che per me era più un fratello che un amico), generoso come sempre, portò di nascosto alcuni miei quadri al gallerista e critico d’Arte della Galleria Il Crocicchio, l’architetto Angelo Valcarenghi. Questi mi convocò lodando le mie capacità grafiche e affermando che sussistevano i presupposti per un salto di qualità a livello professionistico. Dovevo solo lavorare ancora sul colore che risentiva ancora troppo dell’influenza grafico/fumettistica. Non ci potevo credere. Così feci. Quell’anno partecipai alla mia prima mostra collettiva natalizia alla Galleria il Crocicchio, con grande risposta della clientela. L’anno dopo- era il 2000 – ci fu la mia prima personale presso la stessa Galleria con un successo che neppure immaginavo… quasi tutti i quadri venduti. Ricordo l’immensa soddisfazione di mia nonna ma soprattutto di mio padre che senza farlo troppo vedere aveva sempre creduto in me e nei miei sacrifici. Morì l’anno dopo senza poter vedere la mia stabilizzazione definitiva nel lavoro. Almeno aveva visto la mia prima Mostra. Da lì fu un susseguirsi di Mostre nelle Gallerie, di inserimenti su libri e riviste d’arte di rilievo, di pubblicità televisiva con la Galleria Merighi anche a livello europeo sino alla convocazione da parte degli organizzatori alla Biennale di Verona nel febbraio 2014, presentata e a cura del famoso critico d’arte Vittorio Sgarbi. Il destino mi fece poi un grande regalo: nel 2015 conobbi il mio grande Maestro di riferimento, Francesco De Panis col quale è nato un rapporto non solo di reciproca stima e condivisione artistica, ma una autentica e solida amicizia che perdura tuttora. La mia inclinazione artistica non è mai stata orientata solo al disegno e alla pittura, ma anche alla musica. I ragazzi della mia via, di qualche anno più grandi, ascoltavano soprattutto Beatles, Rolling Stones e Pink Floyd. Era inevitabile per me appassionarmi a quella musica straordinaria e cominciai a suonare la chitarra, sempre da autodidatta ma con qualche lezione del mio vicino di casa. Ma la svolta di passione assoluta verso la musica la devo soprattutto al caro cugino Paolo Besagno, ottimo musicista. Ricordo gli interminabili pomeriggi dei primi anni 80 – avevo 16/17 anni – ad ascoltarlo suonare l’organo della chiesa di S.Olcese, la musica classica ma anche le canzoni di Battiato, Ron, Elton Jhon e di molti altri artisti con un effetto di eco fantastica. Esisteva infatti un tacito accordo con l’allora parroco di S.Olcese: ci permetteva di suonare in chiesa quando la stessa era deserta…lontano dalle funzioni liturgiche.
E’ stato il periodo più bello della mia vita…insieme ai miei cugini Cristina Roberto e Paolo, ho trascorso i momenti più belli della mia esistenza. Successivamente ho fatto parte di alcuni gruppi rock-pop in qualità di cantante e chitarrista.
Dato che il destino o la vita dà e poi prende, purtroppo dal 2017 sono esorditi completamente i sintomi di una rarissima malattia neurodegenerativa di origine genetico-familiare di provenienza paterna (atassia spino cerebellare), che aveva già dato i segni di sé negli anni precedenti. Visto che il danno è a carico del cervelletto, si ha un disordine nei movimenti sia agli arti inferiori con difficoltà nella deambulazione e nell’equilibrio, sia in quelli superiori con problematiche serie nella psicomotricità fine. Per cui un genere pittorico come il mio, che rasenta la perfezione fotografica, diventa molto difficoltoso in queste condizioni…ma per ora, con grande fatica, la passione pittorica è più forte della malattia stessa e riesco ancora a dipingere i miei quadri senza grandi differenze rispetto al passato. Non so per quanto ancora, dato che la malattia inevitabilmente progredirà nel tempo.
Finchè potrò, dipingerò.
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