“Il lockdown non ci aiuta…” sembra essere il leitmotiv che ci accompagna ormai da un po’ di tempo. Anche tra gli artisti che calcano la scena della musica popolare, si percepisce questo disagio: la musica e il canto popolare fondano le loro radici in quella che è la convivialità e il contatto diretto con la gente. Tra gli artisti ben conosciuti dal pubblico affezionato al canto popolare, ci sono i Giovani Canterini di Sant’Olcese, formazione storica di trallalero genovese.
Anche la squadra di Sant’Olcese si affiderà alla tecnologia, pur di continuare a tenere viva la tradizione di questa straordinaria arte polivocale tipicamente ligure.
TrallalerOnline oggi intervista Simone Anelli, giovane presidente dell’associazione.
La cultura, l’arte, stanno vivendo un periodo davvero difficile. Avete qualche progetto in tempo di Covid?
Certo, è davvero difficile proseguire nella propria attività; penso agli artisti la cui fonte principale di sostentamento è rappresentata dalle performance dal vivo.
Nel nostro piccolo, visto che non ci è possibile vederci di persona – cantare il trallalero mantenendo il distanziamento sociale è praticamente impossibile – abbiamo pensato di portare avanti un progetto online.
Si tratta di un webinar, un seminario sul web, articolato in tre serate, 15, 22 e 29 Gennaio 2021 alle ore 21.00, che si svolgerà su piattaforma Zoom in cui si parlerà, in maniera del tutto divulgativa, di trallalero genovese.
Quali sono gli argomenti?
Un po’ di storia del trallalero, per quanto sia possibile parlarne, come funziona una squadra di canto, il ruolo delle singole voci, ascolto di esempi dalla viva voce dei canterini, il repertorio e tante altre curiosità.
Fondamentale è la partecipazione del pubblico per il quale sono previsti spazi, durante o al termine dei singoli incontri, per porre domande, esprimere pareri e, perchè no, gettare le basi per una partecipazione fattiva alla vita della squadra.
Un webinar per tutti, quindi. I costi di partecipazione?
Non ci sono costi di partecipazione. Per iscriversi è sufficiente mandare una email all’indirizzo gcsolcese@gmail.com, indicando nome e cognome e chiedendo di essere iscritti. Ci si può iscrivere anche a webinar iniziato.
Chi saranno i relatori?
Gli incontri sono organizzati e gestiti dai Giovani Canterini di Sant’Olcese. Vi saranno diversi canterini, più e meno giovani, che porteranno la loro esperienza. Molti di noi vantano decenni di presenza nel cerchio del canto.
Bene, Simone. Grazie per essere stato con noi. A presto sul web, dunque!
Grazie a voi tutti di TrallalerOnline per averci concesso questo spazio. Speriamo che molti abbiano piacere di aderire al nostro webinar.
Vi aspettiamo numerosi come sempre! Un caro saluto a tutti ma soprattutto… non appena sarà possibile, vi aspettiamo alle prove, ai concerti o ovunque ci sia la possibilità di vivere un’esperienza di canto con noi!
Davide : I Mistake Five compiono il loro decimo compleanno. La formazione è sempre stata sax, tromba, chitarra, basso e batteria. Negli anni ci sono stati alcuni cambi riguardanti chitarra e tromba, ma dal 2015 la formazione attuale è stabile: Claudio Pittaluga alla batteria, Daniele Romagnoli alla chitarra, Giuseppe Chisalè al basso, Diego Artuso alla tromba ed io, Davide Corso, ai sax. E’ un gruppo di persone adulte che condividono la passione per diversi generi musicali e cercano di fonderli in questo esperimento, liberi da ansie quali il gradimento del pubblico dei locali, la vendita dei cd, e così via.
Claudio : I Mistake Five sono la liberazione dalla responsabilità che sentivo nei gruppi in cui ho suonato in precedenza, nei quali spesso scrivevo testi e musiche. I Mistake Five sono un gruppo di persone che mette liberamente a disposizione le proprie qualità e i propri limiti, senza preoccupazioni, costruttivamente.
Parliamo
dei componenti del gruppo, la loro formazione, esperienze
precedenti…
Davide : Nei Mistake Five suono sax contralto e soprano. Dopo 5 anni di pianoforte ho studiato chitarra jazz con Alex Armanino, poi flauto traverso alla Filarmonica Sestrese ed infine sassofono con Paolo Pezzi. Ho militato in diversi gruppi genovesi, spaziando dall’hard rock (parliamo degli anni ’80) dei Malison al prog/fusion del Great Complotto ed al jazz in big band con la Swing Band di San Fruttuoso. Oggi mi dedico prevalentemente al jazz. Conosco Giuseppe, il bassista, dal 1982. Un amico fraterno… Abbiamo suonato assieme in tante situazioni diverse e per me è sempre una colonna portante: posso non sentire nient’altro, ma se sento il suo basso sono a posto! E’ la solidità fatta suono.
Diego, il trombettista, l’ho incontrato nella Swing Band di San Fruttuoso. Un musicista versatile che non si spaventa di fronte alle proposte (musicalmente) indecenti che vengono fuori nei Mistake Five. Diego : Per un fatto puramente anagrafico, provengo dal periodo culturalmente radicato negli anni ’70, in senso lato e quindi anche musicalmente. La musica classica, il pop, il blues, quindi il rock ed il progressive hanno sempre rappresentato la colonna sonora della mia esistenza. Sono partito dalla chitarra e poi la batteria, in gruppi locali, dove hanno marcato il territorio Roberto Martino, Paolo Bonfanti ed altri meno noti ma non meno interessanti, nel genere blues.
Dal
’74 mi sono avvicinato quasi per caso al jazz in occasione di Umbria
Jazz, e da lì mai più abbandonato. Solo molto tardi, nel 2006, a
cinquanta suonati, ho deciso di studiare la tromba jazz in Bb e la
musica di conseguenza, partendo dal solfeggio, con il trombettista
maestro Casati Giampaolo per sei anni consecutivi. Ed ora eccomi
qui…
Claudio : Suono la batteria dal ’88, ho studiato prima col compianto Mauro Pistarino, poi con Pierpaolo Tondo ed infine con Roberto Maragliano. In passato ho suonato nei Megaptera in cui alternavamo cover a composizioni originali prevalentemente hard e progressive rock. Intorno alla metà degli anni novanta, con Daniele alla chitarra, abbiamo dato vita agli Ines Tremis con lo scopo di suonare musica contaminata e senza frontiere (e con il malcelato intento di destabilizzare, stupire e, perché no, infastidire il prossimo). Le influenze zappiane di Daniele e la passione per la musica fuori dai righi l’abbiamo portata nei Mistake Five, contribuendo per l’aspetto sghembo degli arrangiamenti.
Il genere che fate, come può essere definito e, se sto dicendo bene, il vostro legame con il prog.
Davide : Potrebbe essere definito jazz-rock, nel senso che la base è jazzistica (le composizioni, le strutture, l’improvvisazione, la strumentazione) ma le sonorità, soprattutto quelle di chitarra e batteria, e l’uso di riff sono spesso più tendenti al rock. Il nostro repertorio è costituito essenzialmente da cosiddetti “standard”, i brani che costituiscono la letteratura del jazz (se ne contano circa un migliaio), il che, detto così, potrebbe fuorviare: non si tratta di un riarrangiamento degli standard ma di una riscrittura. Ci piace prendere uno standard, a volte anche solo una parte del tema, e usarlo come spunto compositivo per ottenere qualcosa di prevalentemente nuovo che mantiene un filo con il brano di partenza. Ci piace molto anche inserire citazioni più o meno nascoste.
Volendo fare una battuta, abbiamo fatto in modo di far storcere un po’ il naso sia ai jazzisti sia ai rockettari, ma ci divertiamo… Claudio : Definire prog la musica che facciamo rischia di allinearci con quella folta schiera di emuli che ritengono, a torto, che sia prog rifare il prog di quarant’anni fa.
Erano Prog i Genesis negli anni settanta come lo erano i Mr Bungle negli anni novanta. La domanda stessa che viene posta: “che genere fate?” mi assilla da sempre, visto che non ho mai suonato un genere diverso da quello che mi piace ascoltare. Fluisce tutto dalle orecchie alle dita e il risultato non è mai come quello che entra nelle orecchie. E’ un po come il telefono senza fili.
Parliamo
del disco, un po’ dei brani contenuti in esso e se c’è qualche
aneddoto particolare collegato ad essi…
Davide : Il disco, un EP di 4 brani registrato allo Studio Maia da Andrea Torretta, rappresenta l’approccio al jazz rielaborato di cui parlavamo prima: abbiamo preso 4 standard celeberrimi: “Summertime”, “Take five”, “My favorite things” e “Naima” e li abbiamo utilizzati come punto di partenza per costruire delle composizioni fatte in gran parte di materiale originale e qualche citazione presa in prestito da altri domini musicali. Entrando un po’ più nel dettaglio:
”
Summertime”
, dal
Porgy & Bess di Gershwin, non ha bisogno di molte presentazioni:
basti pensare che è al terzo posto nella classifica degli standard
jazz più suonati al mondo. Nella nostra versione il riff di
apertura è in realtà basato su un breve segmento melodico preso
da un assolo di Chet Baker proprio su Summertime. Il tema vero e
proprio invece è esposto da basso e tromba sordinata per poi essere
richiamato, stravolto, quasi in caricatura, nel solo di sax soprano.
Il finale cita nientepopodimeno che i Metallica \m/
Per
” Take
Five ”
di Paul Desmond (a cui si rifà anche il gioco di parole che
costituisce il nostro nome), brano in 5/4 scritto nel 1959, quando i
tempi dispari erano del tutto inusuali nel jazz e nella musica
popolare in genere, abbiamo giocato su un mix di metrica in 5 e in 6.
Una caratteristica della nostra rielaborazione è che il cosiddetto
bridge, l’ “inciso”, non compare mai come melodia completa,
ma solo come impianto armonico per gli assoli di chitarra e di sax
prima, e accennato in scheletro in un interludio a tempo libero poi,
verso la fine del brano. Nel solo di sax le suddette armonie ad ogni
giro vengono traslate di una terza minore
verso il basso, in modo da tornare, dopo 4 volte, alla tonalità
originale.
”
My
favorite things ”
dal musical “Sound of music” (in italiano “Tutti
insieme appassionatamente”) deve la sua fama in ambito
jazzistico alla (re)interpretazione che ne fece John Coltrane
nell’omonimo LP del 1960.
Claudio : La prima parte si sviluppa attorno ad un giro di basso ostinatamente funky su ritmo shuffle mentre il tema viene interpretato, come nelle colonne sonore di Schifrin, scomposto e stratificato dai due fiati. Davide : Segue un’esposizione più canonica del tema (omettendo la parte in maggiore), e, dopo il solo di sax, una sua pesante rielaborazione dal sapore effettivamente un po’ symphonic prog, che si va ad agganciare al riff di YYZ dei Rush.
” Naima ” dello stesso ‘Trane, ballad dedicata alla prima moglie ed inserita nel suo album-capolavoro “Giant steps”, di cui costituisce l’unico elemento che potremmo definire “meditativo” in mezzo ad una serie di brani pirotecnici, ha una melodia evocativa, struggente, che in apertura alla nostra versione viene proposta prima dalla chitarra e poi dai fiati. Claudio : Nella parte centrale ci siamo invece divertiti a sfottere le celeberrime versioni “bossa” che sono tanto in voga nelle scalette jazz dei marchettari. Qui la bossa c’e’, ma e’ dispari. Toh. Davide : Esatto. Una bossa in 7/4 su un ostinato di basso. Il basso qui fa da perno attorno a cui girano le armonie di quella che di fatto è una composizione nuova, che solo qua e là richiama piccole cellule melodiche di Naima. Il gioco appare quasi rovesciato nella terza sezione, in cui il basso suona esattamente le note del bridge del brano di Coltrane, e gli altri strumenti ci costruiscono sopra un’impalcatura in cui si intrecciano diversi temi originali; con un ossimoro, un “assolo di gruppo” scritto.
Progetti
ai quali state lavorando o che state per realizzare
Davide : Stiamo lavorando su brani nuovi, sempre con la stessa logica. Vorremmo anche fare altre registrazioni, stavolta magari con meno fretta di finire. Claudio : La direzione e’ quella, destrutturare ma senza un preciso procedimento. Siamo aperti a qualunque proposta, l’esperienza live è di fatto la linfa di chi suona, ma la proposta dei Mistake Five è decisamente difficile da piazzare. La fatidica domanda: “ che genere fate ” e la conseguente confusione della risposta non aiuta l’appetibilità del…prodotto.
I Buio Pesto saranno presenti a tutte le serate della Baistrocchi, esibendosi in qualità di ospiti, oltre che con l’Inno della Baistrocchi (realizzato e già eseguito nel 2019), anche con la canzone “Missione Luna” (uscita il 20 Luglio scorso per celebrare il 50° anniversario dello sbarco sulla Luna), la quale sarà il tema principale dell’omonimo film in uscita a fine 2020 nei cinema e nel quale ci saranno alcune scene che vedranno protagonisti proprio i membri della Baistrocchi, la quale per la prima volta dunque nella sua centenaria carriera, debutterà sul grande schermo.
Martedì 14 Gennaio 2020, alle ore 21.00, presso l’Auditorum Eugenio Montale del Teatro Carlo Felice, verrà presentato “Bellissimo” il primo Album del debuttante Sereno (all’anagrafe Lorenzo Sereno, 23enne cantante proveniente dalla Valbormida), realizzato da Massimo Morini, con la collaborazione dei Buio Pesto e della loro band musicale.
L’Album (sia digitale che in versione CD) uscirà poi Venerdì 17 Gennaio 2020, su etichetta Tyrus Records
Una chiaccherata con Giuseppe Avanzino, fondatore e cantante del gruppo Mandillä di Moneglia.
Giuseppe, il vostro gruppo è ormai attivo da alcuni anni, quando nasce esattamente e perché? Qual era l’idea che avevi in mente quando l’hai avviato?
Quando iniziammo a vederci dando vita al primo nucleo dei Mandillä, con Corrado Barchi cui si aggiunse subito Marco Raso, volevamo individuare un repertorio in lingua genovese che si distinguesse però da altre esperienze già portate avanti da altri. È per questo che escludemmo a priori la musica tradizionale e i classici dialettali, e provammo a confrontarci con le canzoni in genovese di Fabrizio De André. Era però il momento in cui iniziava a proliferare la moltitudine di cover band di Faber, anche se quasi nessuno all’epoca si cimentava con le sue canzoni in dialetto. Mi venne allora l’idea di tradurre in genovese quella parte del suo repertorio che in genovese non era. Mi ero già cimentato in passato con la traduzione di canzoni, portando in italiano alcuni pezzi di Brassens e in genovese Il Gorilla e Delitto di paese (già tradotte dal francese all’italiano dallo stesso De André) e decidemmo di proseguire su quella strada fino ad avere un primo corpus del repertorio con una selezione di una ventina di canzoni, affiancandone alcune più note ad altre meno conosciute. Era il dicembre del 2008 e il 25 Aprile 2009 facemmo il nostro primo concerto con l’aggiunta di Marco Vaccarezza alle percussioni e Massimiliano Mortola al basso elettrico.
Dopo i primi anni di cover e traduzioni, nel 2018 l’uscita dell’ultimo album ha sancito un cambio di rotta del vostro percorso, ce ne vuoi parlare?
Il lavoro su De André è stato per noi importante e fonte di varie soddisfazioni, incontrando parecchi apprezzamenti da pubblico e addetti ai lavori. Il culmine di questo percorso fu l’uscita del nostro primo disco ufficiale, dal vivo, con cui partecipammo alle selezioni del Premio Tenco nel 2013 ottenendo una segnalazione come uno dei 10 migliori dischi dilettali dell’anno e parecchi recensioni su riviste specializzate.
C’era però il desiderio di provare a cimentarsi su canzoni originali. L’occasione arrivò nel 2015, quando ricevemmo l’invito a partecipare al Festival della canzone dialettale ligure di Albenga.
Dovendo portare in concorso un pezzo originale lavorammo su un testo che attendeva nel cassetto, esordendo con la nostra prima canzone ufficiale: “Grigue”
A quel punto cominciammo a dedicarci ad altre idee per proporre nostri inediti e non ci siamo più fermati.
Ma chi sono precisamente i Mandillä? Chi sono i tuoi compagni di viaggio?
Del nucleo iniziale sono rimasti Marco Raso (fisarmonica, pianoforte e voce) e Marco Vaccarezza (percussioni), a cui nel tempo si sono aggiunti Michele Marino (basso elettrico e acustico e contrabbasso), Pierpaolo Ghirelli (chitarre) e, con noi da poco più di due anni, Laura Merione al violino. Da menzionare la cantautrice Claudia Pisani che ha collaborato con noi per due stagioni con voce, ukulele e percussioni.
La formazione attuale è comunque quella che ha dato vita al nuovo progetto di canzoni originali sfociate nell’uscita nel 2018 del CD “Ciassa Marengo 26” dove ognuno di noi, con la collaborazione esterna del batterista Lorenzo Cappello, ha portato il proprio patrimonio musicale. In effetti proveniamo tutti da percorsi differenti e poliedrici, per cui possiamo attingere a esperienze variegate, che spaziano dalla musica classica a quella tradizionale, dal jazz al pop, passando per il rock, la canzone d’autore e il cabaret….
E adesso…cosa bolle in pentola? Quali sono i vostri progetti per il futuro?
Ad oggi si sta lavorando a nuove canzoni, alcune delle quali già presentate dal vivo durante la scorsa estate, nella speranza entro il 2021 di riuscire a portare a compimento un nuovo album.
Anche in questo caso, come nel precedente, le canzoni saranno incentrate sul racconto di leggende, storie antiche, tradizioni, fatti di cronaca, tutte tematiche comunque legate al nostro territorio.
Dal punto di vista musicale invece si sta cercando di valorizzare ancora di più le varie anime dei Mandillä cercando di rendere sempre più originali gli arrangiamenti, con una serie di idee e sorprese che al momento ancora non riveliamo per cabala, ma che speriamo ci possano dare nuovamente parecchie soddisfazioni.
Discografia
Ciassa Marengo 26
Mandillä da o vivo
I primi demo: Mandillä – Omaggio a Fabrizio De André in dialetto genovese e Mandillä vol.2
Sabato 9 novembre, ore 17, Sala dei Concerti del Conservatorio Paganini
Programma
Riccardo Dapelo (1962) – Ragtime
Guan Ming (1989) – Canzone del vino
Francesco Tagliaferri (1990) – En tierra alguna (Dieguito, Mestizia, Cha – Chan – Chan)
Henry Purcell (1639 – 1695), Raffaele Cecconi (1947) – Dido’s Lament Raffaele Cecconi (1947) – Suite inglese
Il progetto esplora il concetto di incontro in diverse declinazioni: dall’evidenza dell’incontro e collaborazione tra Istituzioni, all’incontro tra studenti di composizione e studenti di strumento (viola in questo caso) volto alla acquisizione di competenze tecniche nella scrittura, nell’approfondimento strumentale e nella prassi esecutiva. Altro aspetto fondamentale è (particolarmente per gli studenti di Conservatorio) l’incontro con musiche “altre”, di altri generi, di altre culture, di altre provenienze. Sono infatti un canto tradizionale mongolo e alcune danze sudamericane i materiali su cui hanno lavorato gli studenti di Composizione del Conservatorio di Piacenza Guan Ming e Francesco Tagliaferri. Nel mio caso il lavoro ha ricercato un innesto tra una song dei Beatles ed un classico del ragtime, modulandone la riconoscibilità all’interno di un tessuto “altro”. Si potrebbe dire che la disponibilità all’accoglienza (in questo caso di diversi generi e materiali musicali) unita ad una capacità artigianale di manipolazione e trasformazione sia un importante presupposto del fare musicale, come ci testimonia la prassi barocca (ben radicata anche in epoche precedenti) ricca di danze esotiche, turcherie, irruzioni del fantastico e via dicendo, con cui si confronta Raffaele Cecconi, inserendosi nel solco di questa dinamica della trasformazione, ma facendo talora affiorare echi di musiche “altre”, di altri luoghi e altri tempi.
Ospiti d’eceçion: Vladi dei Trilli e una bella sorpresa… Conduce Gilberto Volpara, con la partecipazione di Franco Bampi.
L’evento, organizzato dal Comune Campomorone (Ge), si svolgerà nella splendida cornice del Cabannun dei giardini Dossetti e sarà trasmesso in diretta su Primocanale, come puntata speciale di Liguria Ancheu.
Missione Luna: il nuovo singolo dei Buio Pesto per l’anniversario dello sbarco.
A cinquant’anni dallo sbarco sulla Luna i Buio Pesto offrono un omaggio alle canzoni italiane dedicate al nostro satellite, da Mina a Caparezza.
Nel cinquantesimo anniversario della missione spaziale Apollo 11, che il 20 luglio 1969 portò per la prima volta l’uomo sulla Luna, in tutti i negozi digitali di musica esce “Missione Luna”, il nuovo singolo dei Buio Pesto (casa discografica Rusty Records, distribuzione Believe Digital).
La canzone, sfrenato brano pop-dance, non è solo il brano che sta facendo ballare le piazze liguri nel tour di quest’estate, ma farà parte della colonna sonora del prossimo e sesto film della band ligure, che si intitolerà proprio Missione Luna. Scritto e diretto dal leader del gruppo Massimo Morini, il film sarà una commedia fantascientifica a sfondo musicale, che uscirà nei cinema nel 2020 per poi approdare in televisione. Per le prime informazioni: www.missioneluna.it
Il prossimo Sabato 8 Giugno alle ore 21, si terrà a Portofino (in piazzetta) il concerto ad ingresso gratuito dei Buio Pesto, in occasione dell’inaugurazione della “Passeggiata dei Baci”.
E’ primo concerto in assoluto a Portofino in 24 anni e quasi 950 concerti, nonostante Portofino venga citata nella storica canzone “Belin” (del 2002, contenuta nel CD “Paganini”) il cui videoclip fu girato proprio sul molo di Portofino.
Questo concerto fa da apripista al tour estivo 2019 che ci vedrà la band impegnata nel tradizionale giro estivo nelle piazze della Liguria.
Noi
siamo il Trio Birò, Arianna Ferrante (Arya Del Rio) alla
voce, Alessandro Battafarano (Zio Bath) alla chitarra ed Edoardo
Grassi (Piccolo Edo) al basso, direttamente da una piccola cittadina
costiera in provincia di Roma.
Com’è
nato il Trio Birò?
Io
(Arya), studio canto jazz, ma da tempo ero alla ricerca di un
chitarrista con cui riarrangiare brani più moderni e cantare un
repertorio che spaziasse dal pop al blues. Grazie al passaparola, io,
Ale ed Edo ci siamo incontrati poco più di un anno fa in un piccolo
bistròt della nostra città, da cui poi abbiamo preso il nome!
Quali
caratteristiche vi contraddistinguono?
Veniamo da generi musicali differenti: io -voce-, dopo un’adolescenza
decisamente pop (Celine Dion, Whitney Houston, Alanis Morissette),
sono approdata al jazz-soul, Alessandro -chitarra- è l’anima
“social” pop-rock del gruppo, ed Edoardo -basso- è proprio come
lo strumento che suona: in apparenza timido, è essenziale al sound
del trio. È anche un eccellente armonicista e quando parte un blues
non lo ferma più nessuno! Ci piace dunque riarrangiare brani molto
diversi fra loro e proporli in occasione di serate musicali o eventi
privati. Un’altra caratteristica che mi piace molto è l’estrema
passione e amore per la musica che ci ha portato a delle
collaborazioni davvero speciali.
Puoi
farci un esempio?
A
gennaio 2019 abbiamo conosciuto la onlus Officine Buone che, grazie
al progetto #specialstage #donailtuotalento, porta negli ospedali
d’Italia la musica: diversi gruppi si “sfidano” a suon di note
e sono proprio i pazienti dei diversi reparti a fare da giudici e a
decretare un “vincitore”! Il Trio Birò ha suonato nei reparti di
oncologia pediatrica del Policlinico Agostino Gemelli e del
Policlinico Umberto I di Roma. Un’esperienza unica, che ci ha fatto
toccar con mano l’estremo potere della musica, che ha donato
sorrisi e ci ha cambiati nel profondo.
Progetti
futuri?
Lo
scorso weekend abbiamo avuto il piacere di suonare in occasione della
festa patronale della nostra città, siamo anche andati in onda sulla
tv regionale, il che fa sempre piacere, specie per un neonato gruppo
che vorrebbe farsi conoscere. Per l’estate 2019 abbiamo diverse
serate in programma in locali del litorale romano. Ci piacerebbe
inoltre continuare a portare la musica nei luoghi in cui ce n’è
più bisogno.
La
cosa più importante? Continuare a suonare, sempre e comunque, perché
un musicista senza la sua dose quotidiana di note si spegne.
Dove
possiamo ascoltarvi?
Se
volete ascoltarci potete seguirci sui social, dove troverete video
dei nostri live ed estratti di prove in saletta: