Intervista con Giuliano d’Angiolini

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Giuliano d’Angiolini

TrallalerOnline intervista Giuliano d’Angiolini, classe 1960, etnomusicologo e compositore. Sulla nostra rivista, alla categoria “In libreria” potete trovare a questo indirizzo una scheda del suo volume Canti tradizionali della Val Nure – Il coro di Farini.

TRALLALERONLINE: Cosa significa per te l’etnomusicologia oggi?

D’ANGIOLINI: Ho cominciato a studiare l’etnomusicologia seguendo i corsi di Diego Carpitella nel 1975: ero ancora al liceo… In seguito, avendo scelto la strada della composizione, ho abbandonato, per molti anni, ogni attività in campo etnomusicologico; con la convinzione che le tradizioni orali – con la fine del mondo contadino – erano da considerarsi in grave crisi e che la società del futuro avrebbe avuto bisogno di una nuova musica, la nostra, dei compositori. La seconda considerazione non era che una pia illusione, mentre la prima era giusta, ma non del tutto. Come dico spesso, le musiche di tradizione orale possono permanere vive anche quando scompare il tessuto sociale che le ha generate e che le sosteneva, proponendosi come simbolo di un’appartenenza etnica e culturale, come vessillo di identità. Leggi tutto “Intervista con Giuliano d’Angiolini”

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Canti tradizionali della Val Nure – Il coro di Farini

Autore: Giuliano D’Angiolini – Editore: Nota

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La copertina del volume

C’è un’area geografica compresa tra le province di Alessandria, Genova, Pavia e Piacenza, che vanta una ricca tradizione musicale – sia strumentale che canora – fortemente radicata sul territorio. E’ la zona delle Quattro Province conosciuta maggiormente per la musica per piffero e fisarmonica. Giuliano d’Angiolini conduce una ricerca sul campo che mira a tracciare con precisione le strade battute dalla musica vocale di quest’area, prendendo a riferimento il paese di Farini. E’ un repertorio spesso funzionale: con i brani che lo compongono si accompagnano battesimi e matrimoni e la festa del Maggio, dove viene eseguito un particolare canto di questua.

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Giuliano d’Angiolini (il terzo da sinistra)

Il repertorio, eseguito da giovani dalle ottime qualità canore, spazia dalle ballate antiche alle bujasche. D’Angiolini esamina questo tipo di canto narrativo, focalizzando la sua attenzione sui cantori del paese di Farini, situato sull’Appennino piacentino, ragionando sulle caratteristiche che contraddistinguono il canto polivocale di tutto settentrione d’Italia

Giuliano d’Angiolini, nato nel 1960, è compositore e etnomusicologo. E’ autore, in particolare, di un libro sulla musica delle isole di Karpathos e di numerosi saggi riguardanti la musica scritta – dal Medioevo ad oggi – e quella di tradizione orale.

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Il progetto EthnoGenova

Il quintetto EthnoGenova durante una sessione di registrazione presso la chiesa parrocchiale di Sant’Olcese (Ge)

TrallalerOnline intervista Rinaldo Marti, compositore e sound designer, fondatore del quintetto EthnoGenova, una formazione di trallalero genovese con caratteristiche particolari.

TRALLALERONLINE: Rinaldo, come è nata e si è sviluppata l’idea di EthnoGenova?

RINALDO: Partendo dall’osservazione della caratteristica disposizione dei canterini di Trallalero, si è fatta strada l’idea di offrire al pubblico un ascolto a tutto tondo che gli consentisse, come dire, di occupare il centro del cerchio formato dalla squadra di canto. Per esaltare la definizione delle singole voci, si è subito esclusa la canonica e roboante moltiplicazione del Basso, compensando, però, con la scelta di una voce sicura e corposa. Le voci restanti, tipicamente soliste, vengono, in tal modo, ad avvantaggiarsi di una disposizione più aperta e distanziata, in favore di un ascolto sicuramente più arioso.

TOL: Come si svolgono gli eventi?

R: Sfruttando gli spazi possibili di un contesto architettonico, quale può essere un edificio, o una villa, in un dato ambiente, il quintetto di canterini scelti canta in cerchio con un microfono quadrifonico posto al centro. In un altro spazio, come un auditorium, predisposti i diffusori in quadrifonia, il pubblico segue ascoltando a tutto tondo come fosse concentrato nello spazio ridotto del microfono.

Da sinistra: Alessandro Ghiglino (basso), Alberto Sacco (primmo), Rinaldo Marti (ideatore e coordinatore del progetto), Paolo Besagno (contraeto), Fabrizio Parodi (chitàra), Alessandro Campora (controbasso)

TOL: Utilizzi un’attrezzatura speciale?

R: Lo strumento è speciale, non è un comune microfono panoramico o omnidirezionale che riduce ciò che lo circonda in un’unica traccia mono. Non è neanche stereo, bensí distingue gli eventi sonori circostanti in 4 tracce, che, se riprodotte con altrettanti diffusori opportunamente collocati, offre un ascolto immersivo a tutto tondo. In breve, un surround Pro dedicato al mondo audio puro, anziché a quello del cinema. Si tratta di sentire riprodotta, davanti, la voce del Primo, un po’ a sinistra quella del Controbasso, al centro e un po’ a destra quella del Contralto, mentre, da dietro, si percepirebbero la Voce Chitarra e il Basso, dislocati, a piacere, uno un po’ a sinistra e l’altro un po’ a destra.

Di fatto, la vera e propria performance vocale, se realizzata in un ambiente sufficientemente ampio, non nega la possibilità di essere ascoltata direttamente dal vivo, come la fruizione tradizionale vuole, ma se le condizioni lo permettessero, previa ispezione del luogo, è possibile riprodurre nell’auditorio anche la proiezione visiva dell’evento.

L’installazione per la gestione del set surround

TOL: Quali sono le caratteristiche di questa vera e propria installazione?

R: E’ realizzata attraverso il software MAX della Cycling ’74 e si basa sull’impiego di un tablet multi-touch quale interfaccia utente, di un computer nascosto per l’elaborazione dei dati e di un sistema audio dotato di un microfono surround e della diffusione quadrifonica per la fruizione uditiva. L’evento consiste in un’esecuzione riprodotta in tempo reale in un ambiente diverso da quello dell’esecuzione con la possibilità di lasciar gestire, ai singoli utenti che lo desiderassero e in chiusura di concerto, la messa a fuoco spazializzata delle varie voci soliste dei diversi brani registrati.

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Amore a prima vista

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In questa intervista Christian Dagnino ci racconta l’avvicinamento di un giovane al trallalero genovese.

TRALLALERONLINE: Come ti sei avvicinato al trallalero genovese?

CHRISTIAN: Ho conosciuto il trallalero nel giugno del 2018, quando comprai un libro sulla cultura genovese: nella sezione riguardante la musica si parlava di questa singolare forma di canto e, solo leggendo, me ne innamorai. Da quel momento incominciai a farmi una cultura a tutto tondo sull’argomento, a distinguere tra trallalero propriamente detto e canzone d’autore e a conoscere le squadre di canto di oggi guardando vari video su YouTube. Tra i tanti, la mia attenzione cadde sugli Arechêugéiti di Piazza Luccoli, canterini o ex-canterini che, appunto, si ‘raccolgono’ per cantare in demoa1. La descrizione diceva che si ritrovavano al Bar Luccoli e in piazza Luccoli al sabato pomeriggio e li descriveva quali «ultimo baluardo del trallalero che, in maniera del tutto spontanea, cerca di conservare la tradizione e la memoria storica», concludendo con un invito ad ascoltarli nel loro ambiente naturale, ovvero la piazzetta. Rimasi fortemente colpito dalla poeticità della cosa e anche se i video non erano – diciamo – nuovi di zecca, pensai di andare a vedere se cantavano ancora: a ottobre chiesi informazioni al barista del locale, che mi disse che avrebbero ricominciato a breve e, due sabati dopo, alle 16:30 ero lì ad ascoltarli.

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Il trallalero genovese

Piazza San Matteo (Ge)

Se è vero che il pesto è l’anima della cucina ligure e la Lanterna di Genova il riferimento iconografico che contraddistingue la nostra straordinaria città, il trallalero genovese è la componente che ne contraddistingue il paesaggio sonoro urbano.

Vediamo da vicino di cosa si tratta. Il trallalero è cantato da oltre due secoli nell’area prevalentemente urbana di Genova e si pensa sia il frutto della fusione di diverse culture musicali e canore dell’area appenninica con quella a ridosso dei moli dell’antico porto del capoluogo.

E’ un canto a cappella, eseguito da otto – undici cantori (quattro solisti e il restante numero, bassi) che eseguono senza l’uso di strumenti, brani polifonici a cinque voci.

Le voci del trallalero sono, a partire dalla più acuta:

o contræto (il contralto) cantore maschio che esegue la sua parte in falsetto, generalmente nella tessitura del contralto o mezzo-soprano

o primmo (il primo) così definito perché è solito intonare il canto che verrà seguito dagli altri cantori

o controbasso (il controbasso) che canta nella tessitura del baritono classico

a chitàra (la chitarra) che nulla ha a che vedere con l’omonimo strumento musicale ma viene così denominata perché con una tecnica particolare di vocalizzo, ottenuta ponendo il dorso della mano davanti alle labbra, intona parti ritmiche, prive di parole, per garantire il canovaccio ritmico all’esecuzione.

i basci (i bassi) cantano in gruppo e eseguono le note fondamentali dell’armonia.

L’insieme dei cantori, chiamati in ligure canterini, non viene definito coro o corale, bensì Squadra di Canto.

Il trallalero genovese, dicevamo è il suono di Genova, un tipo di canto che non trova altri riscontri in nessun’altra area geografica del mondo.

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